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mercoledì 9 maggio 2012

Storia della crittografia antica!




La necessità di nascondere messaggi strategici da occhi nemici è antica quanto l'uomo: ci sono tracce di cifrari antichi quanto gli Ebrei, gli Spartani avevano un loro particolare sistema di comunicazione dei messaggi segreti. A Giulio Cesare si attribuisce l'uso del cosiddetto "cifrario di Cesare", cifrario attualmente ritenuto molto banale, ma innovativo per quei tempi.
La storia della crittografia moderna inizia con la stesura del "de Cifris" di Leon Battista Alberti che per primo insegnò a cifrare per mezzo di un disco cifrante con un alfabeto segreto da spostare ad libitum ogni due o tre parole.  Ma il vero progresso nella cifratura polialfabetica è stato compiuto dal bresciano Bellaso, che ha inventato la tecnica di alternare alcuni alfabeti segreti formati con parola chiave sotto il controllo di un lungo versetto chiamato contrassegno.  Il francese Vigeneré utilizzò poi il versetto per cifrare ciascuna lettera con la sua tavola ad alfabeti regolari identica a quella del Tritemio e che oggi porta il suo nome. Il suo sistema è stato considerato indecifrabile per tre secoli, finché nel 1863 il colonnello prussiano F. Kasiski non pubblicò un metodo per "forzarlo", chiamato Esame  Kasiski.
Qualsiasi sia il sistema crittografico utilizzato, la legge fondamentale sul corretto uso di tali tecniche fu scritta da  Kerckhoffs  nel suo libro La Cryptographie Militaire.
 Cruciali sono anche i tempi necessari alla crittoanalisi per la decifrazione del messaggio: per diverse applicazioni di telecomunicazioni e informatica un sistema si può considerare sicuro anche se il suo sistema di cifratura risulta violabile, ma con tempi di realizzazione che renderebbero poi vani i successivi tentativi di attacco diretto.


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